martedì 9 agosto 2011

Rivoluzioni e nuove tecnologie
Di Monica Bedana

SPECIALE LONDRA AGOSTO 2011

E' una guerra perfettamente chirurgica, che colpisce in modo rapido ed efficacissimo un punto concreto per poi dissolversi nel nulla e riapparire con uguale impeto e velocità da un'altra parte. Soprattutto, non costa un centesimo. A metterla in pratica non è nessuna grande potenza con la solita scusa di salvare o propagare la democrazia; sono invece poche centinaia di giovani esasperati, emarginati e disperati dalla mancanza di futuro in una città apparentemente al di sopra di ogni conflitto come è Londra. Unica arma in loro possesso: il BlackBerry Messanger, gratuito e con un sistema di codificazione che non lascia traccia, una specie di rete sociale nell'ombra.

La primavera rivoluzionaria araba che spazzò via l'inverno della dittatura dalla Tunisia e dall'Egitto fu la prima a servirsi del potere di convocazione che rappresentano le nuove tecnologie. In Tunisia si moltiplicarono le voci dei bloggers, mentre in Egitto furono Facebook e Twitter i veicoli dell'indignazione popolare. Il grido che percorse la rete allora, “We are all Khaled Said”, il giovane torturato fino alla morte dalla polizia egiziana e simbolo della rivolta en Paese, è tristemente speculare all'ultimo messaggio scritto da Mark Duggan con la sua Blackberry giovedí scorso: “Gli agenti mi stanno inseguendo”.

Il vento delle reti sociali è soffiato con forza sulla Piazza Syntagma ad Atene e poi sulla Puerta del Sol a Madrid, passando per la Siria senza riuscire ancora a spazzar via il terrore e toccando con varia intensità molti punti d'Europa.
Canalizzare il richiamo alla lotta per il ritorno alla “vera democrazia” attraverso la rete è senza dubbio un metodo già di per sé rivoluzionario, ma potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio. Facebook, Twitter, Google+ e tutte le altre reti sociali dipendono da colossi economici che rappresentano in pieno la logica neoliberista contro cui mezzo mondo si sta indignando. La protesta si serve di strumenti che non stanno al margine del Sistema ma che ne sono parte integrante e lo sfruttano, da una parte e dall'altra -da quella di chi protesta a quella che la protesta la soffoca- per aumentare i propri profitti. Le reti sociali, che ora sembrano strumenti prodigiosi di libera propagazione di ogni ideale di giustizia sociale, nella democrazia indebolita e connivente col potere economico non tarderanno a tramutarsi in museruole di massa.

La miccia rivoluzionaria in mano ai giovani londinesi più emarginati, quella BlackBerry il cui pin propaga l'incendio senza rivelarne il focolaio e mettendo in seria difficoltà la polizia per seguirne le tracce, probabilmente sarà presto spenta. E' canadese l'azienda che produce questo smartphone e che ne immagazzina i messaggi, a cui ha esclusivo accesso; la filiale inglese di BlackBerry ha già espresso solidarietà a “coloro che sono stati colpiti dalla guerriglia” e una ferma intenzione “a collaborare con le autorità in qualsiasi modo”. Se si tiene conto che il Blackberry è il cellulare preferito dalla criminalità organizzata proprio per il suo alto grado criptico e che di questo fatto si lamentano da tempo la polizia canadese e quella americana, non è da escludere che l'”aiuto” alle autorità inglesi piova sotto forma di libero accesso alle conversazioni private di centinaia di adolescenti. Il potere economico facilita la password, il fatiscente potere politico la usa per saccheggiare i diritti più elementari del cittadino ed insieme, in un sodalizio perverso, corrompono irrimediabilmente le fondamenta della democrazia.

Anche negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita e in India Blackberry piace ai più giovani; il Venezuela nel 2009 comprò addirittura il 70% del totale di questi cellulari venduti in America Latina. In questi Paesi, per non perdere le vendite a causa di un eventuale veto dei Governi, la Rim, compagnia produttrice, ha già dato libero accesso al contenuto dei messaggi.

Se la Rete vuole continuare ad essere davvero sociale, incarnare e farsi veicolo dei grandi cambiamenti che esige la società in questo momento, dovrà ricostituirsi al più presto fuori dal potere economico che ora la ospita e che per questo la rende vulnerabile.

2 commenti:

  1. Ciao.

    Il problema é che fino al momento, non c'e molto di rivoluzionario in quanto e accaduto a Londra e sta proseguendo al nord. Le centinaia di giovani che sono scesi in piazza, non lo hanno fatto per reclamare il pane, o la dignitá. O comunque, questo messaggio non lo hanno passato, se casomai fosse alla radice della rivolta. I giovani londinesi, molto spesso minorenni, hanno spaccato, distrutto, dato alle fiamme e rubato beni di consumo, danneggiando innanzitutto i loro consimili, mentre non hanno toccato le aree ed i simboli di quella elite che li emargina quotidianamente.

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  2. Ciao Simone,
    non ho voluto toccare la questione che riguarda le cause ed il modo in cui la violenza di Londra, che è pur sempre una forma di protesta, per quanto espressa in modo perverso e come lotta del povero contro il povero (la lotta di classe del nostro secolo, peraltro, quella a cui ci ha costretto la globalizzazione, ma non è questo l'argomento dell'articolo); mi son soffermata sul modo in cui tanto la guerriglia urbana come le altre proteste, più o meno pacifiche, di altre parti del mondo, si servano -in modo diverso e con fini diversi- di una tecnologia che per il momento li favoreggia ma che più tardi li intrappolerà. Nessun risvolto morale quindi, non era assolutamente nelle mie intenzioni. Anzi, il tuo commento e questa mia risposta credo lascino ulteriore, infinito spazio aperto ad altre analisi.
    Un abbraccio,
    Monica

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