martedì 9 agosto 2011

Quando i nodi vengono al pettine
Di Simone Rossi

SPECIALE LONDRA AGOSTO 2011

Talvolta il corso della storia accelera a tal punto che nel giro di pochi giorni il mondo in cui viviamo cambia drammaticamente nella propria apparenza.

Rientrato domenica sera da una breve vacanza fuori Londra durante cui ho dedicato poca attenzione alle notizie, sono accolto nelle edicole dalle immagini di barricate e di scene di guerriglia urbana nella periferia nord-orientale della capitale. Successivamente all'uccisione di un cittadino nei pressi di Tottenham per mano della polizia giovedì scorso, in circostanze ancora da chiarire, sono nate proteste dei famigliari e dei residenti della zona, che richiedevano chiarezza e giustizia per quello che appariva l'ennesima vittima del grilletto facile delle forze dell'ordine. La reazione aggressiva della polizia di Tottenham ha incendiato gli animi, pronti a scoppiare alla minima scintilla, ed alcune centinaia di giovani hanno tenuto sotto scacco i quartieri di Tottenham, Enfield e Wood Green una serie di saccheggi e di incendi per tutto il fine settimana. Tutto sarebbe potuto finire lì, con le strade occupate dalle forze di sicurezza in assetto anti-sommossa e macerie ovunque, invece l'incendio, metaforicamente e fisicamente parlando, si è esteso nel resto della periferia settentrionale ed orientale, nei quartieri di Camden, Hackney, Whitechapel e Stratford per oltrepassare il Tamigi e diffondersi nei quartieri meridionali della città: Croydon, Lewisham, Peckham, Wimbledon,
Mentre scrivo le notizie, sul blog dei mezzi di informazione e su Facebook, l'elenco dei quartieri interessati cresce, e sembra per ora risparmiare solamente la zona centrale ed occidentale, non a caso quelli abitati per lo più dalle classi medio-alte, o in corso di gentrificazione. I reportage dei mezzi di comunicazione a larga diffusione ed i comunicati stampa dei principali partiti, infatti, sembrano aver trascurato le implicazioni sociali ed economiche di questi fatti incresciosi. Il saccheggio di esercizi commerciali e la devastazione di edifici residenziali, per lo più abitati da appartenenti alle fasce povere della società, non possono trovare alcuna giustificazione, men che meno possono esser definiti come atti rivoluzionari o meramente politici. Tuttavia la classe dirigente di questo Paese dovrebbe andare oltre i messaggi e le condanne di circostanza e spiegarci perché questo tipo di rivolte stanno scoppiando in questo momento di crisi economica, aggravata dai tagli ai servizi sociali, e proprio nei quartieri dove maggiore é il tasso di povertà e di emarginazione; in maniera bipartisan, come le politiche economiche e sociali portate avanti negli ultimi trent'anni a dispetto delle apparenti differenze, questi leader di partito dovrebbero assumersi le proprie responsabilità per un boom economico, quello dell'inizio di millennio, che ha beneficiato i ricchi e toccato marginalmente i più poveri, e fornire soluzioni che non si riducano al trito e ritrito “ordine e giustizia”. Tottenham è nota per essere una delle aree più degradate del Paese, con tassi di disoccupazione giovanile al di sopra di quel già alto 20% della media britannica, così come Enfield, Hackney, Stratford, Lewisham e molti altri dei quartieri interessati raccolgono grosse sacche di povertà, disoccupazione, emarginazione. Queste zone sono e saranno colpite dalle chiusure di centri giovanili e servizi sociali che, a fronte di un ascensore sociale inceppato, fornivano un minimo supporto e fornivano speranza ad una generazione cui il futuro non sembra sorridere. Senza contare la dubbia operazione delle Olimpiadi del 2012, il cui unico risultato tangibile, sino ad ora, è l'aumento dei prezzi nel settore immobiliare a Stratford e dintorni, dove si concentra il maggior quantitativo di edilizia economico popolare e si ha una forte densità di famiglie immigrate, solitamente relegate ai gradini più bassi della classe sociale.

I nodi della società rampante del New Labour, partito ancora oggi ansioso di mostrarsi amico della grande imprenditoria e della Finanza nonostante il botto del 2008, e delle politiche di austerità dei Liberal-Conservatori, seppur di recente introduzione, sono venuti al pettine; probabilmente prima di quanto molti si sarebbero attesi e in maniera differente da chi, a Sinistra, auspica da tempo un'inversione di rotta nelle politiche economiche del governo o finanche una rivoluzione. Tutti impreparati e tutti in qualche misura colpevoli, incluse le decine di organizzazioni anti-capitaliste, marxiste o semplicemente “di alternativa” che da anni si disputano la scena della Sinistra, non di rado con accenti da Prima Donna e, sicuramente, con la Verità in tasca. All'unità della classe lavoratrice ed al lavoro sul territorio hanno preferito dispute dal sapore antico ed anacronistico o campagne dal tono millenaristico, come se la rivoluzione venisse da sé e non fosse il risultato di un lungo e faticoso sforzo unitario.

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