Ieri, sabato 3 settembre, ho partecipato ad una manifestazione tenutasi a Londra, nel quartiere Whitechapel, per impedire ad alla English Defense League (EDL) di tenere un presidio contro l’islamizzazione dell’Inghilterra. La EDL è un’organizzazione di estrema destra, che si richiama al nazismo ed è nel solco del fascismo inglese. Creata all’inizio del 2009, focalizza la propria attenzione sugli immigrati, prevalentemente di fede islamica, visti come una minaccia alla cultura ed alla società inglese. Gli slogan e le parole d’ordine ricordano molto quelle della nostrana Lega Nord e di Forza Nuova, conditi di luoghi comuni su presunti privilegi che alcuni immigrati otterrebbero in termini di sussidi e case popolari, senza peraltro integrarsi nella società che li accoglie, anzi, minandone le basi culturali. In Inghilterra come in Italia, i liberali e le sinistre sono comunemente criticati per il relativismo ed al lassismo che permetterebbe all’estremismo islamico di metter radici nel continente europeo.
Un parte del successo delle organizzazioni di estrema destra è dovuto ai cambiamenti sociali e culturali degli ultimi decenni, la cosiddetta globalizzazione, che ha provocato la de-industrializzazione delle nostre economie, accompagnata dal precariato e da una disoccupazione endemica. Anche una qual certa ignoranza della storia patria contribuisce a consolidare nelle fasce più povere della popolazione l’idea che l’immigrazione sia un fenomeno massiccio che destabilizza le nostre società. Ne sono complici il sistema scolastico e i mass-media, che hanno abdicato (se mai l’hanno avuta) alla propria missione di informare e di educare i cittadini; inoltre le migrazioni degli ultimi decenni non sono contestualizzate e le problematiche che gli immigrati affrontano nel nuovo contesto di vita sono negate. In particolare questa mancanza di empatia è lampante in Italia, terra di massicce migrazioni interne e verso l’estero, dove la popolazione locale riversa sui nuovi arrivati i medesimi stereotipi affibbiati ai nostri connazionali nei tempi passati, creando il terreno fertile per il razzismo. Non è infrequente discutere con qualcuno che, originario del sud-Italia, nega le discriminazioni subite dagli immigrati nelle città del nord, ben sintetizzate dai cartelli “non si affitta ai meridionali” affissi negli anni ’50 e ’60. Anche fenomeni come i pogrom contro gli italiani nella zona della Camargue, a inizio ‘900, l'emarginazione dei nostri connazionali in Belgio e le difficoltà linguistiche riscontrate in Germania, da cui è discesa per molti l'impossibilità di emancipazione sociale.
Per esercitare un po’ la nostra memoria collettiva desidero segnalare un articolo di Delfina Licata, della redazione del Rapporto Migrantes sugli Italiani nel Mondo, pubblicato sul numero 129 (luglio-agosto 2011) della rivista Nigrizia, “il mensile dell’Africa e del mondo nero” come recita la copertina.
Buona lettura.
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