Scusa Vincenzo ma la bussola dice che la BCE sta in quella direzione
Da Madrid, 2 aprile 2012
Trentacinque anni fa veniva legalizzato in Spagna il Partito Comunista - quello di Dolores Ibárruri e di Santiago Carrillo -, durante una delle operazioni più delicate e rischiose della Transizione guidata da Adolfo Suárez. Un Presidente del Governo poco più che quarantenne abbatteva con questo atto in un solo colpo i tre pilastri su cui si era cementata la dittatura franchista: l'esercito, la chiesa e l'oligarchia. Quel momento storico viene ricordato come il sabato santo rosso ed il cattolicissimo Paese all'epoca non ebbe immediata consapevolezza della portata di tale fatto; la gente infatti quella settimana o era in processione oppure in vacanza. Al ritorno, gli spagnoli avrebbero scoperto che i vinti della Guerra Civile erano finalmente dotati di voce politica legale, la voce che negli anni della Guerra Civile e della dittatura aveva fomentato dalla clandestinità la nascita di uno dei maggiori sindacati ed appoggiato coloro che più avevano sofferto in quegli anni: gli operai, gli agricoltori, i braccianti e gli intellettuali.
Ora l'eco della voce di quel Partito Comunista si fa sentire attraverso Izquierda Unida ed ha intrapreso la stessa lotta di trentacinque anni fa: contro la dittatura delle politiche dell'Unione Europea applicate da oligarchie di tecnici con l'unico obbiettivo di ridurre drasticamente salari e diritti del lavoro dipendente e di delegittimare l'azione del sindacato agitando il fantasma del licenziamento di massa.
E' ad un sabato santo nero che ci sta spingendo questa Europa; incapace di riconoscere il ripetuto fallimento dell'applicazione delle proprie teorie economiche, persevera diabolicamente nell'esigenza immediata di sempre più alta austerità da parte degli Stati. Ed ecco che la Finanziaria spagnola più dura della storia della democrazia per Bruxelles potrebbe andar bene, ma bisogna sveltirne il tramite, quindi i burocrati sono già al lavoro per stravolgere una volta di più i modi ed i tempi della Democrazia e compiacere cosí le esigenze insaziabili della dittatura europea.
L'Europa nata da nobili intenzioni, in cui in molti abbiamo creduto, muore ogni giorno miserabilmente in questo crescente clima di sospetto verso il prossimo: ad ogni sobbalzo del differenziale l'Italia dice “noi però non siamo come la Spagna” e la Spagna risponde “noi non siamo come la Grecia”, solo per non menzionare il vicino Portogallo - col quale 500 anni fa si spartiva il mondo -, perché se lo facesse entreremmo in guerra, guerra vera, di armi, non di cifre. E non solo: questa Europa deleteria convince i figli che i loro padri abbiano sperperato il futuro delle nuove generazioni , mentre protegge ad oltranza la rendita, la banca e le loro rispettive ed associate forme di speculare sul futuro del mondo intero.
In periodo pasquale potrei anche credere nel miracolo di un nuovo sabato santo rosso: da un lato una sinistra europea che fa finalmente fronte comune per commissariare quest'Europa nera in nome dei lavoratori e di una sacrosanta ridistribuzione del capitale ; dall'altro un soggetto politico nuovo, che rimette al centro della politica l'uomo e la solidarietà, i beni comuni e la loro equa e consapevole condivisione.
Perché direi che anche se è Pasqua, ci siamo già flagellati abbastanza.
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