domenica 17 giugno 2012

La sinistra radicale greca fa paura. La destra no.

Di Monica Bedana

Le seconde elezioni in Grecia nello spazio di un mese si svolgono in uno scenario inedito ed oltremodo anomalo per tre motivi.

1) Per la prima volta nella storia della democrazia in Europa si sta tentando dall'esterno di indirizzare il voto greco nel profondo solco tracciato dalla troika. Dopo l'imposizione di due governi tecnici, nella stessa Grecia ed in Italia, ecco una nuova modalità di pressing sulla democrazia di uno  Stato sovrano.

2) Per quattro settimane la martellante strategia tedesca è stata quella di fare apparire Syriza nemico dell'euro e dunque unico responsabile del definitivo tracollo del Paese se stasera arrivasse a governarlo. Alla fine ci ha creduto perfino Hollande, che sente come suo "dovere avvertire la Grecia che se vuole allontanarsi dagli impegni presi (il memorandum, che Syriza vuole ri-negoziare per anteporre piani di crescita a quelli di austerità fine a sé stessa) ci saranno Paesi che preferiranno che i greci abbondonino l'euro". La solita, cattiva coscienza europea non può più cercare in Grecia un capro espiatorio che è stato sacrificato da tempo.

3) Fa paura all'Europa che la sinistra radicale greca possa governare e farsi finalmente interprete della voce del popolo. Perché non preoccupa allo stesso modo la destra neonazista di Aurora Dorata, che entrerà in Parlamento di sicuro? Questione di antico feeling?

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