mercoledì 13 giugno 2012

Spagna: lo Stato che non c'è

Di Monica Bedana


(versión española aquí)

Quel che non si può fare a pezzi, cadrà a pezzi.
Regola di Rudnicki
Segreteria di Stato del Compiere Requisiti.
- Ma cosa state facendo, cosí, sulla barricata?
- Prendiamo posizione.



Nella Spagna del Cinquecento lo Stato era indebitato fino al collo con le banche tedesche. 
Per dare lustro al regno e mantenere prima le guerre e poi l'equilibrio, l'imperatore mezzo germanico pagava interessi altissimi ai banchieri del nonno (ma anche ai genovesi, gli oculati antenati di Grillo; una specie di troika dell'epoca insieme ai tedeschi ed ai nobili signorotti europei) quando nemmeno l'oro sottratto alle colonie bastava più. Il terzo polo della troika, rappresentato dai nobili feudatari, prima di aprire la borsa esigeva che Carlo V implorasse aiuto per un pezzo e con toni, prassi e modi rigidamente stabiliti; solo dopo iniziavano le trattative sul parquet (di palazzo) per stabilire il valore degli interessi.
Per il resto, popolo tartassato fiscalmente come da copione storico.

La Spagna di Rajoy si sta chiedendo se questo debito pubblico, di cui nessuno degli ultimi quattro Governi si è mai assunto la benché minima responsabilità, non lo si debba forse all'Imperatore che fu amico di Tiziano. Che siano cioè cinquecento e passa anni che esiste e cresce e che ormai sia stato psicologicamente assimilato dalla popolazione. Sennò non si spiega l'anestesia pressoché totale delle forze dell'opposizione e dei cittadini nei confronti di un Governo che accorda con i poteri forti  dell'Europa un salvataggio bestiale del proprio sistema bancario durante un fine settimana. Casualmente proprio il fine settimana in cui la gente è incollata al televisore per la prima partita de la Roja agli europei. 
Che Stato è quello che, fino ad ora, ha preferito salvare insolventi banche tossiche, capitanate da amici degli amici invece di mettere in salvo i propri disoccupati? E' uno Stato talmente svuotato (di funzioni autonome, di senso, di sostanza) che ad un certo punto si dichiara insolvente lui stesso e si vende ai banchieri tedeschi anche l'ultimo brandello di democrazia. La fuga dei capitali spagnoli dal Paese negli ultimi tre mesi equivale al 9% del PIL; capitali che sono in buona parte atterrati nelle sicurissime banche tedesche, a cui questa crisi conviene e molto.

Ma prendiamola con calma, inutile affannarsi, son cinquecento anni che i banchieri campano sulla pelle degli spagnoli. Inutile quindi che il presidente del Governo si scomodi a spiegare il salvataggio europeo in parlamento prima di luglio; "non è il momento adatto per aprire una commissione di inchiesta su Bankia". E con la coscienza tranquilla del dovere compiuto, prende e va alla partita. 


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5 commenti:

  1. Ciao Monica, complimenti, è il commento più lucido che abbia letto in questi giorni sul caos spagnolo...
    Zirela

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  2. Ciao Monica,
    che fine hanno fatto i manifestanti del 15M? Hanno smesso di esser la coscienza critica? Qualche partito o sindacato ha emesso un vagito di fronte al blitz della scorsa settimana?

    Complimenti per l'articolo. Mi e piaciuto molto.

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  3. Simone, grazie, sono le stesse domande che mi sono posta io. Ho la sensazione che tra i cittadini prevalga un senso di gratitudine verso l'Unione Europea che ci "risolve i problemi", anziché di indignazione (ormai perduta) verso il governo che aveva promesso in campagna elettorale l'esatto contrario di ciò che sta facendo. Laconico commento dei socialisti sabato: E'preoccupante. Poi, spariti. Altre voci, flebili, sia Izquierda Unida che sindacati. Siamo alla frutta.
    Un abbraccio.

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  4. Es cierto, en el s. XVI eran los Fugger y compañía. Ahora son otros perros con los mismos collares. Sobre nuestros pellejos, los de la gente de a pie, cae todo el peso de la incompetencia de quienes nos gobiernan y nos han gobernado. La dureza de la crisis presente, nos está dejando agotados. Estamos cayendo en un adormecimiento peligroso.

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