Forse era ormai inevitabile. Il PD non esiste più, la sua dirigenza si è liquefatta sotto il peso di decisioni assurde, nell'inevitabile redde rationem di un partito nato male, cresciuto peggio e morto oscenamente. Un partito di vecchi dirigenti che da 20 anni a questa parte ripetono la solita sceneggiata, a parole contro Berlusconi, salvo poi inseguirlo ogni volta. Anche davanti alla possibilità di eleggere un presidente anti-berlusconiano e pronto a dare l'incarico per un governo di cambiamento, il PD ha detto no. No, ci voleva uno dei suoi, perchè un partito nato per il potere deve prendersi tutti i posti. Peccato che un partito così diviso non sia nemmeno in grado di spartirsi i posti di potere. Ognuno gioca per sè. Bersani per avere un presidente che gli dia l'incarico - o forse no, ma sarebbe pure peggio, davvero non si capisce la virata su Berlusconi-Marini. Marini e i popolari per tornare al Quirinale dopo 14 anni. D'Alema perchè ci vorrebbe andare lui. Renzi per spazzare via il vecchio gruppo dirigente ed andare subito alle elezioni. Tutti contro tutti, fino a chè nessuno rimarrà in piedi.
Anzi, uno in piedi è rimasto. Napolitano, ora scongiurato da destra e sinistra per salvare il salvabile. Peccato che dietro tutto questo macello ci sia soprattutto la sua figura inquietante. Ripercorriamo velocemente la storia degli ultimi anni: nel 2010 concede 3 mesi di tempo a Berlusconi prima del dibattito parlamentare sulla fiducia dopo l'uscita di FLI. Risultato: da una sicura sfiducia si passa ad una fiducia comprata a forza di poltrone e maneggi. Nel 2011, nell'ora della caduta di Berlusconi, impone Monti ad una pese esterefatto, obbligando il PD a rinunciare ad un certo trionfo elettorale e si fa garante politico dell'inciucione. Ancora col sentito grazie di Berlusconi che riorganizza le truppe in un anno e mezzo di tregua e pareggia nel 2013. Nel frattempo Napolitano ne combina un pò di tutte, dichiarando prima delle elezioni che sarà garante degli impegni presi dall'Italia (leggi, fiscal compact) a prescindere dal risultato delle consultazioni - manco fossimo in una democrazia sotto sequestro. E negli ultimi mesi prima nega l'incarico pieno a Bersani, poi comincia a predicare le larghe intese - ruolo assolutamente non suo, che deve garantire tutti e non solo le sue parti - poi tenta di far ritornare in vita il cadavere di Monti poi tenta di esautorare il Parlamento nominando dei saggi che dovrebbero decidere di che riforme ha bisogno il paese.
Oggi accetta l'incarico di tornare Presidente, offerto all'unanimità da PD e PDL (con l'eccezione del povero Mineo).
Per la prima volta un Presidente tornerà al Colle. E sarà il Presidente peggiore di tutti. Quello che ha affossato il paese, salvato Berlusconi e tramato contro il PD e la sinistra. Un giorno di lutto.
Nessun commento:
Posta un commento