sabato 6 aprile 2013

Non si uccide una città
Di Simone Rossi 

A due giorni dal quarto anniversario del terremoto che colpì L'Aquila e le località circostanti, il sindaco Massimo Cialente è intervento ai microfoni di Popolare Network per denunciare la lenta agonia della città. Nonostante i roboanti proclami dell'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, le inutili passerelle ad uso televisivo ed il costoso progetto CASE, la città rimane in gran parte da ricostruire, in particolare il centro storico, fortemente danneggiato dall'evento sismico del 2009. Dopo quattro anni, innumerevoli passerelle di esponenti del centrodestra, la militarizzazione del centro storico aquilano, telefonate con risate tra spregevoli speculatori pronti a lucrare sulla tragedia, massaggi a base di preservativi per ristorare le membra del pio Bertolaso, un vertice internazionale organizzato in fretta e furia per sperperare denaro pubblico, centinaia di milioni stanziati per riparare ed ricostruire gli edifici L'Aquila muore, perde abitanti, soprattutto tra i giovani. Un risultato degno di una classe dirigente cialtrona, rapace, incapace e non di rado stupida come quella che una parte dell'Italia si è scelta e sembra continuare a desiderare.

Non sono solo gli edifici e le imprese a soffrire per le inadempienze dello Stato e per le lungaggini della burocrazia, anche il tessuto sociale ne paga le conseguenze. I quartieri satelliti costruiti per volontà di Berlusconi, simulacro di quelli che egli a suo tempo aveva edificato a Milano, con finti laghetti e finte piazze, sono non-luoghi, privi di servizi, di identità e di spazi per la socialità, in cui sono stati trasferite alcune centinaia di aquilini sradicati dal proprio contesto e privati delle proprie relazioni sociali e di vicinato. Nel frattempo, il centro storico è lasciato all'abbandono, con i pochi esercizi commerciali che hanno riaperto negli scorsi anni faticano a trovare clienti. Uno studio condotto dall'Università dell'Aquila e dalla locale. Asl ha rilevato un'incidenza della depressione pari al 10% tra gli aquilani, mentre il 30% della popolazione è affetta Secondo quanto riportato in un reportage dal settimanale L'Espresso lo scorso 20 febbraio, il consumo di stupefacenti tra i giovani e giovanissimi è cresciuto dopo il terremoto, anche nelle scuole.

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