sabato 24 marzo 2012

Il Corriere ipocrita e la riforma del lavoro

Si continua con la guerra di propaganda dei giornali filo-governativi e padronali. Dopo le inquietanti parole di Scalfari contro l'opposizione, il regime mediatico mette in campo un altro pezzo da 90, il direttore del Corriere De Bortoli.
Che difende la riforma del mercato del lavoro, ed ha pieno diritto di farlo, sia chiaro. Ma che rifiuta di dare notizie, e non fa buon giornalismo, e questo, invece, è un peccato piuttosto grave. De Bortli catechizza tutta la sinistra, a cominciare dal PD, reo di vivere ancora in un clima novecentesco popolato dai fantasmi della lotta di classe, figuriamoci. Non è più questa la situazione, i padroni son diventati imprenditori, e siamo tutti sulla stessa barca, figuriamoci se ci può essere dialettica tra chi prende 800 euro al mese e chi fa guadagni milionari (qualcuno ci sarà pure, caro De Bortoli, se il 50% della ricchezza è detenuto dal 10% della popolazione, no?).
Ma soprattutto le parole del direttore del Corriere della Sera paiono drammaticamente fuori luogo nel giorno in cui escono le motivazioni del giudice che ha imposto (disatteso!) il reintegro dei 3 operai della Fiat di Melfi. Quelle motivazioni sono chiare, Giovanni, Marco ed Antonio sono stati licenziati perchè iscritti alla FIOM. Questo è il clima delle fabbriche, questo è quello che succederà nel momento in cui non ci sarà più l'art.18 a difendere non i privilegi degli operai, ma quella parola di cui Scalfari e De Bortoli sembrano aver dimenticato il significato, DEMOCRAZIA. Perchè democrazia è esser libero di aver opinioni diverse dal proprio padrone, senza poter esser licenziato. Magari attraverso il sotterfugio del licenziamento economico, due soldi per liberarsi di chi non ci piace. Come se le idee avessero un prezzo.  



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1 commento:

  1. Vorrei ricordare le parole di Giovanni Barozzino nell'intervista concessa a questo blog (http://resistenzainternazionale.blogspot.com.es/2011/12/intervista-giovanni-barozzino-loperaio.html): "Noi non cerchiamo il tifo, vogliamo che emerga la verità e quindi la giustizia". E la verità è finalmente emersa: si trattava di licenziamento politico, eliminare la rappresentanza sindacale scomoda, quella cosciente dei propri diritti, attraverso metodi mafiosi. Questo, attraverso il filtro della nuova riforma del lavoro, avrebbe silenziato completamente la discriminazione a cui i tre lavoratori sono stati pesantissimamente sottoposti e sarebbe passato per "causa economica".

    Vogliamo ricordare la composizione del gruppo di azionisti che regge il "Corriere"?
    Fiat (10%)
    Intesa San Paolo
    Mediobanca
    Ligresti
    Pesenti
    Generali
    Della Valle...

    Vogliamo credere che con un patto di sindacato del genere un giornale può pontificare con onestà su questa riforma del lavoro e farci credere con la coscienza pulita che la lotta di classe in Italia è una cosa ottocentesca?

    E in giro c'è ancora qualcuno che non ha capito che i tagli all'editoria sanciranno la morte cerebrale della democrazia in Italia...

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