Ormai siamo allo scontro aperto. Da una parte Fassino e i piemontesi, dall'altra Puppato ed Emiliano, con in mezzo Bersani e i romani che tacciono non riuscendo (o non volendo) ridiscutere la situazione del trasporto ad alta velocità. I fatti sono noti, con Puppato ed Emiliano in visita ai cantieri che si schierano per abbandonare, o quantomeno congelare, il progetto della Torino-Lione. E le reazioni isteriche di Fassino e soci.
Finalmente nel PD sembra avanzare una discussione seria, con esponenti importanti che fanno sentire la propria voce per chiudere una stagione assurda di monolitismo nella quale il progetto europeo non si poteva neanche discutere. Invece Puppato con una bella lettere al Corriere ha detto le cose come stanno. Perché spendere una montagna di soldi per la Torino-Lione quando questi soldi non ci sono, quando il cantiere finirà nel 2040, quando gli effetti occupazionali e di crescita sono modestissimi? Ma soprattutto perchè farlo quando per quei soldi ci sarebbero opportunità - anzi, io direi necessità - di investimento ben più urgenti?
Come detto su questo blog qualche giorno fa, se il PD vuole ricominciare a parlare ai cittadini deve farlo partendo dai bisogni materiali. E i bisogni materiali di molti cittadini sono legati non al TAV ma al trasporto locale, alla situazione dei pendolari. Investire sulle linee locali vuol dire ridurre i tempi di trasporto, le condizioni di viaggio, vuol dire anche ammodernare il paese e renderlo più efficiente, competitivo e produttivo. Mentre invece si sta andando in direzione completamente opposta - basti pensare al ridimensionamento dei trasporti pubblici tra Grosseto e Roma, alla faccia della mobilità. Fare politica vuol dire ordinare le proprie priorità - cosa fare e quando farlo, dove fare investimenti, a favore di chi spendere i soldi esistenti. In questo caso, per un partito che si voglia ancora dire di sinistra - ma forse anche semplicemente dotato di buon senso - la scelta pare davvero scontata.
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