E così Napolitano si sarebbe scelto i saggi per rilanciare l'azione riformatrice del Parlamento - anche se non risulta che l'agenda politica del paese debba essere fissata dal Presidente della Repubblica, certo almeno non in una Repubblica parlamentare.
Una forzatura costituzionale - l'ennesima - che può forse essere giustificata con il grave momento di impasse politica ed istituzionale, di cui per altro Napolitano porta una gran parte di responsabilità. In realtà però, come è ormai chiaro, la mossa dei saggi è un escamotage per rilanciare la grande coalizione, che da quasi due anni è la vera ossessione del Presidente. Basta guardare la composizione per rendersi conto di cosa stiamo parlando. Tra i "riformatori" ci sono parlamentari - italiani ed europei - che siedono tra le fila del PD (Violante, quello del discorso alla Camera sulle garanzie extra legem date a B. sulla difesa delle sue reti televisive), PDL (Quagliariello - quello degli "assassini" di Eluana, ora trasformato in saggio...) e Monti (Mauro) più un finto esterno come Onida - già candidato a sindaco di Milano per il centrosinistra e protagonista negli ultimi giorni di numerosi interviste contro la cosiddetta ineleggibilità di Berlusconi. Insomma, le prove generali di un mega inciucio che esclude il M5S e il resto della società civile. Bel colpo, non c'è che dire.
Pure peggio tra i saggi economici, tutte persone provenienti dall'establishment, nessuna voce fuori dal coro (che so, un Gallino, un Rodotà) o rappresentante di altri tipi di interesse economici, non ci sono uomini del sindacato ma neanche delle imprese (che comunque sono spesso difese....). Ci sono solo uomini di palazzo, quel pezzo di classe dirigente collettivamente colpevole del disastro italiano. Non certo la maniera migliore di ripartire.
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