Di @MonicaRBedana
Parlare di TAV in questi giorni è come stringere tra le mani il filo spinato che delimita i cantieri. L'attenzione dell'opinione pubblica viene massicciamente spostata sulla violenza delle molotov, dei facinorosi che aggrediscono i "traditori" che lavorano alla Maddalena, delle minacce di morte sul web. Funziona così la messa alle corde mediatica di una comunità che da vent'anni tenta di far sentire pacificamente la propria voce, spiegare le proprie ragioni e chiede di essere ascoltata. Ascoltare non è certo prerogativa di questa politica né di questo Governo, frutto di un tradimento della volontà di cambiamento in cui sperava il Paese.
Non ci deve sorprendere quindi il silenzio pressochè assoluto sulla notizia che la Pato Perforazioni di Occhiobello, in provincia di Rovigo, a cui nel marzo scorso non è stata rinnovata la certificazione antimafia, da qualche giorno abbia iniziato tranquillamente i lavori nel cantiere. Un nome che si aggiunge alla lista dei meriti delle aziende che già lavorano alla TAV esibendo un curriculum di tutto rispetto di condanne per tangenti e bancarotta.
E si accelera affinchè venga confermato il patto con la Francia tra due settimane, siglato sotto pesi e misure diverse del concetto di legalità; una pratica a cui abbiamo fatto il callo, grazie alla quale gli interessi dei mafiosi sono protetti ed i diritti dei cittadini annullati.
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