In tempi duri si sta richiedendo a tutti di contribuire per salvare le finanze del paese. Teoricamente è una
proposta giusta, anche se bisognerebbe mettere le cose un poco in contesto. Negli ultimi 30 anni, mentre
accumulavamo il quarto debito pubblico del mondo e mentre il paese viveva al di sopra delle proprie
possibilità, qualcuno aveva già cominciato a pagare. Gli operai, ad esempio, in termini reali sono più poveri
di 30 anni fa, il salario ha perso potere d’acquisto e le condizioni di vita, nonché i diritti, variabile
assurdamente considerata non economica, sono peggiorati. I giovani vivono una esistenza precaria, con
contratti a tempo determinato,con pochissime occasioni di sviluppo professionale, insomma stanno peggio
dei loro coetanei di tre decadi fa. In generale il reddito si è distribuito contro il lavoro (dipendente) ed a
favore del capitale, la distribuzione della ricchezza si è polarizzata, più ai ricchi, meno ai poveri con un
generale processo di proletarizzazione della classe media, proprio quello che il vecchio Marx aveva previsto
150 anni fa e che si era evitato grazie al welfare state e alle politiche keynesiane, oggi tanto bistrattate.
Dunque, alla prova dei fatti, sembra un po’ bizzarro oggi che si chieda a coloro che già tanto, troppo, hanno
dato, di contribuire nuovamente a salvare il paese. La concertazione, la moderazione salariale erano state
richieste ed ottenute nel ’93 e poi per entrare nell’Euro. A moderazione salariale non corrispose però
moderazione nei profitti e ancor meno nelle rendite, improduttive per definizione. Ora siamo in una
situazione in cui molti pensionati vivono sotto il livello di povertà, in cui i giovani non possono comprarsi
una casa e quando perdono il lavoro devono tornare a vivere dai genitori, in cui i consumi sono in calo
perché il reddito è in calo. Ed in questa situazione si tagliano gli investimenti pubblici, si aumentano le
tasse, si paga il ticket sanitario. Sì, viene richiesto un contributo di solidarietà ai più abbienti, ma sa tanto di
contentino. Non è sufficiente in termini economici, non è abbastanza in termini di equità. La patrimoniale
era già necessaria 17 anni fa, quando sarebbe servita per riequilibrare il reddito, sarebbe stata giusta
quando si entrò nell’euro, è indispensabile ora per provare a mettere in ordine, parzialmente, i conti
pubblici. La richiedono anche molti ricchi che, se non illuminati, hanno almeno capito la gravità del
momento e comprendono che non si può sottoporre il paese all’ennesimo salasso che distruggerebbe
l’economia reale, facendoci ripiombare nella depressione con conseguenze gravissime nei prossimi anni, a
cominciare da una dinamica impazzita del debito ed una probabile fuori uscita dall’euro.
Dunque la patrimoniale, far pagare di più a chi più ha avuto in questi anni, non è solo un obbligo morale,
ma una necessità economica. Non si tratta di tassare i profitti reinvestiti, ma la ricchezza non produttiva,
quella che viene spesa in lusso e accumulata nei caveau, quella che non serve al paese perché questa
è l’ora di pensare a quello che davvero si può fare per salvare Italia ed Europa. Al contempo dovrebbe
essere reintrodotta l’ICI, l’unica seria misura di federalismo fiscale e tassa perequativa per eccellenza – a
patto naturalmente che si rivedano gli estimi catastali. Certo, come si è detto altrove, la casa è un diritto
fondamentale, ma non per questo esentasse, soprattutto quando non si pagano tasse su ville e castelli
registrate come prima casa, alla pari di squinternati scantinati. E con la ricchezza andrebbero tassati i
privilegi, a cominciare da quelli del Vaticano, calcolati da Repubblica in oltre 3 miliardi di euro annui. Perché
gli immobili commerciali della Chiesa non paghino l’ICI è una domanda che non avrà mai risposta. Non solo
si detraggono risorse indispensabili alle casse dello stato, ma si fa anche concorrenza illecita agli operatori
che, invece, quell’ICI, devono pagarla. Inoltre, in un momento in cui si fatica a trovare soldi per la ricerca,
destinare l’8 per mille alla CEI è una follia senza logica. Certo, tra le attività pastorali della Chiesa c’è anche
l’assistenza ai disagiati, meritevole, ma la maggioranza di questi contributi vengono usati per le spese
correnti, a cominciare dallo stipendio del clero, una cosa di cui si dovrebbe occupare il Vaticano – che se
non ha soldi potrebbe sempre cominciare a seguire il consiglio del sottosegretario Crosetto, vendere gli
immobili di valore per finanziare il debito, invece che prendere soldi dai contribuenti di uno stato vicino alla
bancarotta.
Queste sono misure di civiltà elementare e non può sorprendere che non vengano fatte da chi difende
il privilegio di classe e di casta. Ma certo che non vengano proposte nemmeno dall’opposizione
parlamentare, scavalcata a sinistra pure dagli industriali lascia davvero esterrefatti. E’ indegno questo
governo che affossa l’Italia, non è degna questa opposizione senza idee, con la coda di paglia, sempre
pronta ad accucciarsi in attesa della carezza del padrone, senza il coraggio di fare le scelte giuste. La Tobin
Tax che da oltre un decennio veniva richiesta dalla sinistra viene ora fatta propria dai conservatori alla
Merkel e Sarkozy. La denuncia della globalizzazione senza regole e del potere delle banche viene ogni ora
confermata dall’evolversi dei fatti. La storia, semplicemente, sta dando ragione a quei milioni di cittadini
che non hanno mai creduto nelle opportunità del mercato ma hanno temuto il potere delle oligarchie.
Arrivarci però con 5, 10, 15 anni di ritardo non serve a nulla. Le scelte coraggiose van fatte subito, non
quando è ormai troppo tardi.
totale accordo con te Mello
RispondiEliminaquesto articolo mi piacerebbe inviarlo un po in giro! tu che ne pensi?
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