giovedì 7 marzo 2013

Bersani e gli 8 punti: un primo passo nella direzione giusta ma ancora non basta.

Otto punti per un governo che deve trovare la maggioranza in Parlamento. Questa è la scommessa, probabilmente destinata all'insuccesso, di Bersani e del PD. Fallimento probabile perchè Grillo ha già detto che non ci starà, né indubbiamente ha interesse a sostenere il PD. In ascesa come è preferisce vedere i partiti tradizionali combattere, allearsi o suicidarsi mentre lui si siede lungo il fiume, aspettando che passi il cadavere del nemico.
Sbaglia però, perché il programma che presenta il PD è un deciso miglioramento rispetto a quello fatto e propagandato finora. Molti dei punti del programma sono condivisibili, almeno ad una prima occhiata:
- basta austerità
- salario sociale
- meno costi per la politica
- anti-corruzione
- conflitto d'interessi (era ora...)
- economia verde
- diritti civili
- istruzione

Insomma, teoricamente tutto bene, e comunque un passo avanti, a sinistra, nella direzione giusta. Troppo tardi, verrebbe da dire. Ma anche, probabilmente, troppo poco. In particolare guardiamo alcune formulazioni, tutte molto ambigue, del programma.
Alcuni punti qualificanti - cito dal documento ufficiale:

  • "Conciliare disciplina di bilancio con investimenti pubblici produttivi". No. Non basta ed è proprio sbagliato. All'austerity bisogna dire no tout court. Alla giapponese, se vogliamo. Non possiamo pensare di aprire la borsa solo per investimenti produttivi (quali, per altro? la TAV???). Il problema vero in questo momento è la spesa sociale - che invece in una formulazione di questo genere rischia di essere ridotta. O forse no, ma non lo si dice, non lo si mette nero su bianco. No disciplina di bilancio, si a più spesa pubblica per rilanciare i consumi e gli standard di vita.
  • "Salario o compenso minimo". Quantifichiamolo e diciamo dove arrivano questi soldi. Se no è difficile essere credibili. 
  • "Potenziamento del diritto allo studio". Giusto e sacrosanto. Ma cosa vuol dire in pratica? Data la storia del PD c'è il rischio concreto che anche qui il diavolo si nasconda nei dettagli. Nessun riferimento alla scuola pubblica, ma solo alla scuola in generale. Per cambiare, veramente, bisognerebbe essere più diretti, tipo: azzeramento dei fondi alle scuole private, come previsto in Costituzione. Ripristino della spesa pre-tagli effettuati in questi anni. Armonizzazione della spesa in istruzione agli standard e alla media europa.

Manca anche molto, tanto, sulla fiscalità (più progressiva, e pure patrimoniale per i ricchi e ricchissimi), e magari su un bel tetto alle pensioni d'oro che però molti dirigenti PD continuano a dire di non voler toccare perché non si possono toccare i diritti acquisiti - anche se se ne sono dimenticati ai tempi della riforma Fornero.

Ci sono molti limiti, mancano molte cose, ma è innegabile che si tratti di un primo passo. Se anche solo una parte di questi punti venisse applicato, sarebbe comunque un vantaggio per il Paese. Ma anche in caso di fallimento, possono rappresentare una prima base di programma per quando si tornerà a votare.


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1 commento:

  1. Solo piccoli ritocchi, non si vogliono togliere nulla. E poi, tra il dire e il fare....Non credo più a questa gente!

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