giovedì 28 febbraio 2013

D'Alema, l'Europa e la necessità di far seguire i fatti alle parole

Dice D'Alema in una intervista al Corriere della Sera:
"Non dimentichiamoci, infatti, che una chiave di lettura di questo voto è la disperazione sociale. La gente non ce la fa e comprensibilmente è esasperata verso tutti. Il voto dovrebbe mettere in allarme pure le tecnocrazie di Bruxelles, perché parla anche di loro: ci vuole un governo che abbia un mandato forte per fare valere queste ragioni anche in Europa. Il punto non è "Europa sì", "Europa no", ma "Europa come".

Un concetto simile esprime Andrea Orlando sul Manifesto, quando dice che il PD ha parlato più all'establishment che alla pancia del paese, che ai cittadini interessa come si esce dalla crisi e non il rispetto dei parametri del fiscal compact.

A ma pare una analisi condivisibile al 100%, che ricalca quanto scritto sul "non se ne può più del ' ce lo chiede l'Europa' ". Però D'Alema arriva sempre un po' fuori tempo massimo. E non solo lui. Questa analisi non la si poteva fare prima del voto. Non si poteva parlare alla disperazione sociale invece di lasciarla a Grillo? Ma soprattuto ora, se questa analisi è corretta, cosa propone D'Alema ed il PD per invertire la rotta? Di buone intenzioni sono lastricate le strade dell'inferno - e mai proverbio è stato più vero quando si parla di Italia e sinistra.....




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