venerdì 19 aprile 2013

SEL: un ruolo nel futuro

Di @MonicaRBedana

La minuscola SEL, che le profezie volevano fagocitata dalla coalizione col PD; dileggiata perchè si dava per scontato che avrebbe rinunciato al proprio programma pur di sedere sui banchi del Parlamento; accusata dalla sinistra di aver spaccato l’unità a sinistra per buttarsi al centro (leggenda urbana pari solo a quella che vuole Bertinotti colpevole di aver fatto cadere Prodi).

Questa piccola grande SEL è l’unico barlume di sinistra che rimane in piedi. 
E mi auguro sia destinata a raccogliere e rimettere insieme pazientemente i cocci di un’identità frantumata. Un’eredità pesantissima, dolorosa e appassionante perchè, comunque vada, non c’è idea di sinistra che esca dalle macerie del PD (al massimo una manciata di giovani turchi volenterosi). Non è sinistra quella che con buona parte della Prima Repubblica si afferra al potere al prezzo di perpetuare, anzi, perpetrare Berlusconi. Non lo è l’alternativa di Renzi, per il quale l’articolo 18 è tabù almeno quanto per Confidustria. Mentre la proposta di Barca poteva essere tutto, non fosse stato per quel tempismo da legge di Murphy.

SEL un programma di sinistra ce l’ha, intatto.

Una dignità di sinistra l’ha conservata e dimostrata, votando compatta Rodotà, sfilandosi con coraggio da una coalizione che non rappresenta più da un pezzo i propri votanti (e nemmeno sé stessa, in buona parte).

Ha saputo comporre col M5S l’unico dialogo minimamente fecondo di questi 54 giorni sterili di democrazia.

Ci ha regalato una donna presidente della Camera solida (come non conoscevamo dai tempi della Iotti) e capace di emozionarci pronunciando la parola “uguaglianza”.

Se il futuro appartiene ancora a chi, nonostante tutto, non si è disilluso, SEL dovrebbe pensare subito al proprio ruolo in quel futuro.


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